POPOLAZIONE I 4200 nativi Awà dell’Ecuador vivono nel nord-ovest del paese, al confine con la Colombia. Sono raccolti in 23 comunità sparse su 117’000 ha di territorio coperto da foreste e attraversato da numerosi fiumi che scorrono da est a ovest, verso il Pacifico. Le vie di comunicazione sono costituite da sentieri fangosi; le comunità non dispongono di acqua potabile e soltanto alcune cominciano ad usufruire dell’energia elettrica. Nel territorio della nazionalità Awà il tasso di analfabetismo tra gli adulti è allarmante. A causa della distribuzione delle comunità, molto disperse e difficilmente raggiungibili per la mancanza di strade carrozzabili, le istituzioni statali e le ONG non si sono mai preoccupati della loro educazione. Quella che viene definita “comunità” è di solito l’insieme della scuola, con annessa la casa del maestro, uno spazio comunitario (sala comunal) adibito alle riunioni o assemblee, un campo sportivo dove vengono praticati la pallavolo ecuadoriana e il gioco del calcio, abitualmente il sabato e la domenica, gli unici momenti in cui si svolge una vita sociale. Solo da due o tre anni le comunità dispongono di piccoli “centros de salud” che vengono visitati ogni tanto dai “promotores de salud”, giovani Awá formati per essere in grado di fornire le cure per le malattie più frequenti (bronchiti, tosse, tagli da machete, dolori articolari, ecc.). TERRITORIO Il territorio Awà è coperto per il 65% di boschi primari con una biodiversità tra le più alte del mondo, che fino a pochi anni fa erano utilizzati per le attività tradizionali di sussistenza: la caccia, la pesca, la raccolta di frutta e piante medicinali e di materiali utilizzati per la costruzione delle abitazioni e di tutto ciò che serve per la vita quotidiana. Il restante 30% del territorio è adibito in special modo alle coltivazioni non intensive di mais e solo il 5% è sfruttato per le attività agricole di sussistenza. Questa regione è conosciuta come “litorale umido” o “terre basse del Pacifico” e la sua altezza varia tra i 90 e 1500 m/sm. CLIMA Il clima, caldo e con un’umidità del 90%, mantiene un bosco tropicale piovoso. Si considerano due stagioni: l’estate, relativamente più secca, da luglio a ottobre, e l’inverno, da novembre a giugno, più piovoso. LINGUA Gli Awà hanno una loro lingua: l’awà-pit. Consta di 12 vocali che si dividono in orali, nasali e sorde e di 11 consonanti. ALIMENTAZIONE L’alimentazione degli Awá è basata fondamentalmente sulla caccia, la pesca, l’agricoltura di sussistenza e l’allevamento di piccoli animali. La caccia viene praticata o sistemando trappole o con l’aiuto di cani addestrati a questo scopo o, negli ultimi anni, anche con fucili. Si dice che gli Awá mangino tutto quello che si muove, ad eccezione dei serpenti e dei batraci: ratón puyoso (proechimys sp. un piccolo roditore), raposa (una specie di volpe), armadilli, guatines ( myoprocta pratti, un altro piccolo roditore), pacas (paca), conigli, cusumbes (coatì o nasua) e perezosos (bradipo) gli animali più cacciati. Il disboscamento scriteriato e l’inquinamento hanno ridotto notevolmente l’habitat di questi animali che sono sempre più rari. La pesca con la dinamite, oltre a causare ferite gravi in chi la pratica (mani e braccia amputate, perdita della vista) ha fatto diminuire la ricchezza ittica del territorio e quindi una fonte di nutrimento. L’agricoltura viene praticata nelle fattorie, in aree variabili tra i due e gli otto ettari. I prodotti di maggior consumo sono il mais, le banane, la iucca e la canna da zucchero. Il mais è il principale prodotto. Si semina in varie epoche dell’anno, in luoghi diversi, fino a raggiungere circa un quintale di raccolto. La prima tappa del processo consiste nell’eliminazione degli arbusti e delle erbacce, seguita dalla semina a spaglio. Solo in seguito vengono abbattuti gli alberi più grossi, lasciando sempre una parte del tronco che torna a germogliare. Così facendo si mantengono le radici evitando l’erosione. L’Awá non brucia e non ripulisce il terreno: in questo modo la materia organica che si decompone concima il coltivo, e protegge il suolo dalla pioggia. Questa pratica millenaria riduce i problemi causati dal clima e dai terreni, eliminando la competizione: infatti, tutta la luce e gli elementi nutritivi si canalizzano verso il coltivo e il raccolto risulta più abbondante. Tuttavia, non si può riseminare nello stesso posto almeno per cinque anni poiché la produzione del mais è seguita dal recupero naturale della selva. Lo spazio aperto, la radura, stimolano la crescita di nuove piante poiché la competizione sotterranea tra le radici si riduce temporaneamente a causa della mancanza di fogliame. Inoltre, la decomposizione delle piante libera elementi nutritivi che rafforzano i terreni. Il mais rappresenta la base fondamentale dell’alimentazione: con esso si produce la chicha, si preparano gli envueltos, si nutrono le galline. Le banane, in particolare la varietà chiamata chiro, costituiscono un altro prodotto importante. Il carattere semipermanente del coltivo permette di combinarlo con altri prodotti come la iucca e i fagioli, in una struttura di vari strati che protegge il terreno. La canna da zucchero è il terzo prodotto in ordine d’ importanza. È usata per nutrire i maiali, per la produzione della melassa e per il guarapo. Gli Awá si nutrono anche di larve e insetti che trovano nelle radici o nei vecchi tronchi. L’allevamento di piccoli animali, in genere maiali e galline, costituisce un complemento per l’economia domestica. È un’attività a cui gli Awá non dedicano molto tempo: gli animali crescono in modo quasi selvatico, nutrendosi degli scarti della cucina o procurandosi il cibo nella natura. La loro carne non viene consumata spesso: costituiscono infatti una riserva economica, da intaccare in caso di malattie o situazioni di emergenza. Il solo prodotto, che garantisce qualche entrata, che coltivano nelle loro fattorie è la naranjilla, un frutto originario delle Ande, in italiano « lulo », dalla polpa verde, acida, utilizzato quasi esclusivamente per la produzione di succhi. La cattiva alimentazione sta causando la perdita della sovranità e della sicurezza alimentari. Negli ultimi quattro o cinque anni la FCAE ha portato avanti alcuni progetti produttivi che purtroppo hanno dato scarsi risultati. Mucche, capre, vitelli sono stati consegnati individualmente a varie famiglie che avevano ricevuto un breve corso teorico. Un tecnico entrava alle comunità una volta al mese per informarsi se tutto procedeva per il meglio e per suggerire soluzioni ai vari problemi che si presentavano. Dopo pochi mesi, la maggior parte degli animali era scomparsa, morta o finita nei piatti degli improvvisati allevatori. Molti maestri delle comunità riferiscono che i bambini arrivano a scuola a stomaco vuoto, dopo avere camminato magari per due ore, e il rendimento è evidentemente molto basso. Si addormentano facilmente e le loro pance gonfie denotano parassiti. Il “desayuno escolar” (il pranzo scolastico) che dovrebbe essere garantito dal governo, arriva solo sporadicamente. |
Comunità AWA in contatto con Multimicros
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